Il Parlamento europeo, giovedì 8 luglio, ha adottato con 459 voti favorevoli, 147 contrari e 58 astensioni una risoluzione con cui condanna fermamente la legge con cui il Parlamento ungherese, con il pretesto di difendere il diritto dei minori, discrimina le persone LGBTIQ, violando a questo modo quanto sancito dalla Carta dei diritti fondamentali, dai Trattati dell'Unione e dalla legislazione relativa al mercato interno.
La risoluzione del Parlamento sottolinea la gravità di un caso che non è isolato che "costituisce piuttosto un ulteriore esempio intenzionale e premeditato del graduale smantellamento dei diritti fondamentali in Ungheria". In questo paese, infatti, il governo sta procedendo, mettendo in campo anche una forte campagna di disinformazione e di censura politica, allo smantellamento dello Stato di diritto che, come ricorda lo stesso Parlamento, costituisce una violazione dei valori fondanti dell'Unione europea.
Alla condanna si è aggiunta anche la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha dichiarato "non possiamo restare in disparte mentre intere regioni si dichiarano, per così dire, "zone LGBTIQ free". L'Europa non permetterà mai che parti della nostra società siano stigmatizzate: che sia per le persone che amano, per la loro età, per la loro etnia, per le loro opinioni politiche o il loro credo religioso. Perché non dovremmo mai scordarlo: quando ci alziamo in difesa di una parte della nostra società, lo facciamo per la libertà di tutta la società".
La Presidente von der Leyen ha infatti aggiunto che, nel caso il governo ungherese non ritrattasse la propria posizione sul tema, la Commissione europea, in quanto garante dei Trattati, non esiterà ad intervenire con i poteri a sua disposizione.
Nel giro di qualche giorno, infatti, la Commissione europea ha avviato due procedure di infrazione nei confronti di Polonia e Ungheria, proprio relativamente al rispetto dei diritti delle persone LGBTIQ.
Nello specifico, la procura aperta nei confronti della Polonia fa riferimento ad una risposta poco esauriente da parte del governo del paese in merito all'istituzione e all'impatto delle cosiddette "zone LGBTIQ free", mentre quella nei confronti dell'Ungheria si riferisce alla legge che, appunto, vieta di affrontare tematiche legate all'omossesualità in contesti pubblici che vedano la presenza di minori.
Adesso i due Stati membri dispongono di due mesi per rispondere alle argomentazioni avanzate dalla Commissione e, in caso contrario, la Commissione può decidere di inviare loro un parere motivato e, successivamente, deferirli alla Corte di giustizia dell'Unione europea.
Guarda l'infografica nella galleria qui sotto per conoscere nel dettaglio le richieste del Parlamento europeo.